Semplicità e tradizione è quanto promette – e mantiene – l’isola di Creta.

Ma come la mettiamo con la contemporaneità?

Tra design e arte, quattro chiacchiere – e due passi – con chi sta cambiando il volto della Canea.

[Gennaio 2021]

 

Muri di un bianco accecante, porte di un azzurro da far invidia al cielo più sereno: ed è subito isola greca. Ma poi. Appena varcata la soglia dell’Ammos Hotel, sulla spiaggia di Glaros, proprio al centro di una piccola baia a una manciata di chilometri dalla Canea, l’ambiente sorprende con interni di design, distantissimo da qualunque albergo tradizionale ellenico. Il senso estetico di Nikos Tsepetis – collezionista di sedie, proprietario e manager dell’hotel – accoglie e diverte gli ospiti nella sala ristorante con terrazza, dove ogni seduta, ciascuna diversa dall’altra per forma, colore, materiale e autore, fa parte della sua personale collezione. L’Ammos è un luogo unico, dove nulla è lasciato al caso. Basta fare un giro sul sito internet per capirlo, è una questione di carattere. Il carattere di Nikos. Che sembra voler dire con ogni mezzo: «Qui vige la dittatura del relax». Al posto del televisore, per esempio, in ogni stanza c’è una copia del libro «Zorba The Greek», come dimenticato lì da qualcuno, sul comodino accanto al letto. Il romanzo di Nikos Kazantzakis e più ancora il film, che nel 1965 vinse tre Oscar, hanno tratteggiato l’immagine e l’identità della Grecia moderna nella percezione all’estero. La scena finale che chiunque ha in mente, quella in cui Zorba / Anthony Quinn insegna a ridere e a ballare il sirtaki all’inglese Basil / Alan Bates, è stata girata nella spiaggia di Stavros, ad appena quindici chilometri dalla Canea. 

Fondato da Smponia Konstantina nel 2018, ha sede alla Canea uno studio creativo che mette insieme ingegneria mineraria, architettura, design e arte.

Il marmo Naxos, bianco a grosse chiazze nere, utilizzato come materiale per le vetrine di un panificio.

L’invito alla lettura che Nikos (Tsepetis, questa volta) ha lasciato scritto nel risguardo del libro, per gli ospiti del suo hotel, la dice tutta: «la quintessenza dell’anima cretese».

 

Ma cos’è contemporaneo, ad esempio, per Konstantina Smponia? Arrivata alla Canea da Atene per studiare ingegneria mineraria e poi architettura, ha scelto di restare sull’isola e di aprire uno studio / galleria di design e architettura. Grande protagonista: il marmo. «Non possiamo disconnetterci dal passato – dice. Ed essere cresciuta nella fabbrica di marmo di famiglia ha certamente un peso sulla sua visione -. Il marmo è inevitabilmente un richiamo alla Grecia antica. Ma per me è la traduzione dell’antico in qualcosa di quotidiano». Nel 2018 Konstantina ha aperto il suo studio in uno dei vicoli nel borgo marinaro della Canea, tra il porto e le mura veneziane. Qui ha trovato l’equilibrio e la sintesi tra i suoi due background, si esprime come architetto e artista, e costruisce una percezione nuova del marmo: da vecchio, pesante e kitch a materiale di tendenza e minimal. Combinandolo, ad esempio, con il legno o con il vetro. La sua “firma” è invisibile ma inconfondibile, perché emerge spontanea dalla profonda conoscenza del materiale, dell’elemento, dell’insieme dei minerali. Sa come trattare e tagliare la pietra. 

Un architetto punterebbe subito alla perfezione estetica. Ma un ingegnere minerario è altrettanto interessato al processo. 

Il suo preferito, anche se da bambina lo odiava, è il marmo Naxos. «Ma non quello tutto bianco! – si affretta a precisare -. Alcuni blocchi sono pieni di macchie nere, come il mantello pezzato di una mucca. E in genere, vengono scartati. Io invece sono innamorata dell’imprevedibilità in bianco e nero, quando inizi a scavare». 

Nello studio/galleria Konstantina propone oggetti come vasi (trova ispirazione nel sapere che un materiale così spesso e freddo ospiterà la fragile vita dei fiori) e vassoi in Dionysos bianco con sottili venature verdi, il “re del marmo”. Nelle installazioni più artistiche, la pietra è dipinta con geometrie colorate, niente di figurativo, per ricordare che nell’antichità si usava fare così. Fare shopping allo studio Smponia significa portarsi via un pezzo di Grecia.

Dal 2012, grazie all’intuizione di Antonia Diamantaki e Costantis Constantinidis, la Canea ha un gift shop che propone souvenir coordinati con un design raffinato e minimal.

Un nuovo approccio al souvenir, mosso dal rispetto per estetica e funzionalità, l’hanno introdotto Antonia Diamantaki e Costantis Constantinidis,  quando hanno fondato il brand Canea Gift Shop. Design stilizzato e minimal, a partire dal logo creato da Antonia, un gioco tra le lettere del nome Canea e le sue coordinate geografiche. E una selezione di oggetti e accessori – come bottiglie, teli da spiaggia, magliette, tazzine da caffè, quaderni – prodotti artigianalmente in Grecia, quasi tutti a Creta, moltissimi alla Canea. «Il rischio – rileva Antonia – è diventare come Venezia, un’isola modellata a tavolino sulle esigenze dei turisti. Invece la Canea ha tutte le potenzialità per diventare una città contemporanea. Ci sono punti di riferimento ed edifici pubblici molto importanti, come gli Arsenali Veneziani o la Moschea dei Giannizzeri, che con le ristrutturazioni appropriate possono cambiare il volto della città. Così è stato ad Atene per il Parco Stavros Niarchos, riprogettato pensando ai cittadini. E dai cittadini apprezzato, frequentato e amato tantissimo».

RedD Gallery di Denia Kazakou è la prima e unica galleria d’arte contemporanea alla Canea.

Busto colorato in rosa e verde, opera di Daniele Fortuna, giovane artista italiano, esposto alla Galleria d'arte contemporanea RedD alla Canea.

Prima di giugno 2019, per Denia Kazakou la Canea era stata solo una delle tante tappe della sua vita. Nata e vissuta a New York fino all’età di dieci anni, ne ha poi trascorsi sette alla Canea ma poi si è spostata a Londra e dopo altri tredici anni si è trasferita a Berlino. Un anno dopo è tornata a Creta. E ha inaugurato RedD, la prima e unica galleria d’arte contemporanea, alla Canea. Se da un lato Denia ha colmato un vuoto, dall’altro sta portando avanti una scommessa culturale: «Antichità e tradizione sono il DNA dell’isola. Non è facile far comprendere alla popolazione locale, che oltretutto non ha la cultura del collezionismo, il lavoro concettuale dietro a un’opera d’arte minimal o astratta. Ma c’è anche una comunità internazionale interessante e varia che frequenta la Canea regolarmente. In ogni caso, da quando si lavora online e da remoto per la pandemia, avere una galleria in un luogo esotico e periferico, dove la qualità della vita è alta ma i costi sono bassi, è un bel vantaggio». RedD ospita perlopiù giovani artisti emergenti. Ci sono figure promettenti della scena locale, come Myrto Papadaki, Vicky Vakouli e Giorgos Taxidis. E molti nomi internazionali, come gli italiani Valentina Murabito e Daniele Foruna, il francese Tadzio,   il britannico-indiano Dijon Dajee e molti altri. «Gli artisti Millennials – spiega Denia – hanno studiato e vissuto all’estero e sono già molto consapevoli del mercato internazionale». Il rapporto con la storia, il passato e le radici è sempre un valore aggiunto. La novità è che, nei vicoli del centro storico della Canea, si è insinuata un’aria frizzantina che porta curiosità per il contemporaneo.

Per scoprire – o riscoprire – la Canea e la sua nuova anima contemporanea, disegniamo insieme un itinerario con incontri ed esperienze organizzate solo per te. 

Foto: courtesy di Nikos Tsepetis, Konstantina Smponia e Denia Kazakou.

 

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